21 maggio 2025
Sanità mantovana, tra eccellenze e sfide: un sistema che guarda avanti
La sanità mantovana tra luce e ombre, ma lo sguardo è fiducioso
Non è un ritratto perfetto, ma è vero. E in certi momenti, è anche luminoso. La sanità mantovana, protagonista dell’incontro pubblico “Sanità mantovana tra eccellenze e sofferenze” al Teatro SOMS di Castellucchio, con la conduzione del giornalista Fabrizio Binacchi si è raccontata con coraggio: senza negare le difficoltà, ma mettendo in primo piano le tante energie che la animano ogni giorno.
Apre il collegamento l’assessore lombardo alla Sanità, Guido Bertolaso, che lo dice chiaramente: il sistema si può migliorare, ma funziona. E il privato convenzionato, aggiunge, ne è uno dei pilastri. Le sue parole tracciano una cornice dentro cui si muovono gli interventi successivi, tutti diversi ma accomunati da un’idea: quella di una sanità che non si arrende, che collabora, che costruisce.
Il presidente della Provincia, Carlo Bottani, parla di sinergia. La definisce “grande”, e rifiuta la contrapposizione tra pubblico e privato accreditato. “La sanità deve restare pubblica – dice – ma deve funzionare come una famiglia: ognuno ha un ruolo, e ci si aiuta”. Guerrino Nicchio, presidente del Gruppo Mantova Salus, riporta tutti agli inizi degli anni Duemila. Gli ospedali di Volta Mantovana, Castiglione e Suzzara erano destinati alla chiusura. Perdite ingenti, scenari foschi. Oggi, quelle stesse strutture offrono centinaia di migliaia di prestazioni ogni anno. Lavorano accanto al pubblico, liberano risorse per le specialità più complesse, si prendono carico dell’ordinario. E funzionano.
A raccontare cosa significhi, nella pratica, è Anna Gerola, direttrice generale dell’ASST di Mantova. Non nasconde i problemi, a partire dalle liste d’attesa. “Oggi – spiega – abbiamo solo tre dermatologi. Il personale è poco, ma stiamo lavorando per tornare attrattivi”. E aggiunge: “Dobbiamo cambiare anche il modo in cui parliamo della sanità. Siamo abituati a raccontare ciò che non funziona. Ma ci sono tanti motivi per essere orgogliosi del Carlo Poma”.
La complessità del momento storico la richiama anche Angela Bellani, che difende la dignità e il valore delle nuove Case di Comunità. “Non sono scatole vuote – dice – ma spazi dove i rapporti di fiducia con il territorio diventano cura” e ricorda che anche nella socio assistenza pubblico e privato collaborano per dare un servizio al cittadino.
Poi ci sono le storie dei professionisti. Chiara Minari, fisico sanitario, racconta l’impegno silenzioso dietro ogni dose di radiazione, in un contesto tecnologico in corsa continua. Massimo Amato descrive l’evoluzione del pronto soccorso: i numeri parlano chiaro, 160 accessi al giorno. “E i bisogni sono sempre più vari”, spiega. Antonia Semeraro presenta i percorsi “Delfino” e “Dama”, dedicati alle persone con fragilità. “Rendere possibile una cosa molto difficile – dice – è il cuore del nostro lavoro”.
Mirko Avesani condivide i progressi nello studio della demenza con la PET, Paolo Parma racconta le sfide quotidiane dell’urologia, e Massimo Busani chiude con un dato che parla da solo: grazie alla prevenzione, oggi, l’80% delle pazienti con diagnosi di tumore al seno sopravvive.
È un racconto corale, quello emerso a Castellucchio. Non nasconde le fatiche – perché ce ne sono, e vanno affrontate – ma restituisce un’immagine autentica della sanità mantovana: viva, competente, piena di umanità. E soprattutto, profondamente orientata alla cura. Delle persone, prima di tutto.